C’è chi dice che guarda il mondo dall’oblò e si
annoia… io tutti i giorni guardo attraverso il finestrino dell’autobus e non mi
annoio mai invece. Osservo tante persone in strada. Quando vedo quelle che
conosco vorrei salutarle, ma loro non mi vedono, camminano assorte nei
pensieri, guidano o pedalano, sotto la pioggia o sotto il sole… poche volte
sono riuscita a farmi vedere e salutarle. Dopo ero molto contenta. Ma la cosa
che mi colpisce sono le tantissime persone che continuamente parlano al
cellulare, guardano lo smartphone. Sono vicine l’una all’altra, alla fermata
dell’autobus, sedute al tavolino di un bar, ma ognuno è solo, solo con il suo
telefono. Ora, non sono soli in verità, sono connessi con il mondo intero,
direbbe uno yuppie travestito da hipster. Ogni giorno l’autobus si ferma al
semaforo di un grosso incrocio e lì, vedo sempre al centro del portico una
donna immobile con dei sacchetti della spesa. Parla tra persone che camminano
freneticamente con il loro smartphone alla mano, non alzano neanche lo sguardo
rischiando ogni volta di prenderle contro. Parla da sola come se tenesse un
comizio con la convinzione di essere ascoltata. Non penso dica cose troppo
sensate e forse per questo nessuno le da retta: tanto quella è Lamatta! Ma
quelli che parlano e comunicano attraverso un filtro, quelli come si
definiscono? Anche loro parlano da soli, anzi parlano a se stessi. Forse stiamo
andando tutti nella direzione di quelle follie collettive che si chiamano
indifferenza e individualismo? Lamatta non sarà più tale tra un po’. Anch’io
faccio parte di questo sistema, però so che fino a quando avrò un oblò per
poter osservare il mondo davanti a me non mi annoierò mai.
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