3 Apr 2015

Dal bus // From the bus

C’è chi dice che guarda il mondo dall’oblò e si annoia… io tutti i giorni guardo attraverso il finestrino dell’autobus e non mi annoio mai invece. Osservo tante persone in strada. Quando vedo quelle che conosco vorrei salutarle, ma loro non mi vedono, camminano assorte nei pensieri, guidano o pedalano, sotto la pioggia o sotto il sole… poche volte sono riuscita a farmi vedere e salutarle. Dopo ero molto contenta. Ma la cosa che mi colpisce sono le tantissime persone che continuamente parlano al cellulare, guardano lo smartphone. Sono vicine l’una all’altra, alla fermata dell’autobus, sedute al tavolino di un bar, ma ognuno è solo, solo con il suo telefono. Ora, non sono soli in verità, sono connessi con il mondo intero, direbbe uno yuppie travestito da hipster. Ogni giorno l’autobus si ferma al semaforo di un grosso incrocio e lì, vedo sempre al centro del portico una donna immobile con dei sacchetti della spesa. Parla tra persone che camminano freneticamente con il loro smartphone alla mano, non alzano neanche lo sguardo rischiando ogni volta di prenderle contro. Parla da sola come se tenesse un comizio con la convinzione di essere ascoltata. Non penso dica cose troppo sensate e forse per questo nessuno le da retta: tanto quella è Lamatta! Ma quelli che parlano e comunicano attraverso un filtro, quelli come si definiscono? Anche loro parlano da soli, anzi parlano a se stessi. Forse stiamo andando tutti nella direzione di quelle follie collettive che si chiamano indifferenza e individualismo? Lamatta non sarà più tale tra un po’. Anch’io faccio parte di questo sistema, però so che fino a quando avrò un oblò per poter osservare il mondo davanti a me non mi annoierò mai.

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